Si ringrazia per questo bellissimo itinerario (bike) Mario Casmirro. Tutti i dettagli a questo link

📍 Tappa 1 – Santa Giusta (Palata)
Tra uliveti secolari e colline battute dal vento, la piccola chiesa di Santa Giusta apre il cammino con un momento di raccoglimento rurale. Qui, a novembre, gli olivi vengono ancora raccolti a mano, e il paesaggio profuma di mosto d’olio e terra bagnata.

📍 Tappa 2 – Acquaviva Collecroce (Kruč)
L’arrivo in paese è come entrare in un mondo sospeso. I cartelli bilingue accolgono il viandante in italiano e croato. Sui muri della chiesa, il palindromo latino SATOR AREPO TENET OPERA ROTAS racconta misteri antichi, mentre le strade rivelano la presenza viva della comunità croato-molisana, tra memorie, silenzi e canti slavi.

📍 Tappa 3 – San Felice del Molise (Filič)
Una salita dolce porta tra i vigneti della Tintilia e boschi silenziosi. Nel tufo, si nascondono vecchi ricoveri e grotte. Qui la terra racconta del mare scomparso: fossili di panopee, un tempo raccolti per gioco, testimoniano l’origine marina del paesaggio. Una tappa dove storia naturale e cultura si intrecciano con ironia e poesia.

📍 Tappa 4 – Tavenna (Tavela)
L’ultimo tratto si arrampica tra cespugli e panorami aperti. All’ingresso del paese, una scritta sbiadita sul muro recita: “Non piangere che torno”. Un messaggio lasciato da un soldato partito e mai tornato. Tavenna è il punto più alto e forse più intimo del cammino: da qui si vede il mare, ma si sente anche l’eco dell’altrove.

📍 Tappa 5 – Tavenna (Tavela)
Il cammino si chiude nel punto più alto del percorso, dove l’aria si fa sottile e lo sguardo spazia fino all’Adriatico. Tavenna è un paese silenzioso, dove il tempo sembra aver rallentato. I segni della cultura slava sono ancora presenti nella lingua di chi l’ha custodita, nei racconti degli anziani, nelle filastrocche ormai rare.
Qui, ogni pietra ricorda partenze e ritorni mai avvenuti. Su un muro sbrecciato campeggia una scritta che commuove chi la legge: “Non piangere che torno”, lasciata da un soldato mai rientrato a casa.
A Tavenna il cammino non finisce: si apre, piuttosto, su una memoria collettiva che resiste e si rinnova, passo dopo passo, parola dopo parola.